Fot. Vezimo (Zerba) settembre 1988
Atropa belladonna L
Fam. Solanaceae
DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea perenne, leggermente vischiosa, di odore sgradevole. Il fusto è eretto, robusto, ramoso e alto 1-1,50 m.
Le foglie sono lunghe circa 20 cm, leggermente pelose, ovali acute e a margine intero. I fiori, solitari o appaiati, campanulati, penduli, sono di colore violaceo o porporino verdastro. I frutti sono bacche della dimensione di una piccola ciliegia nero-blu protetta dal calice persistente.
Fiorisce da giugno ad agosto. Fruttifica da agosto a settembre.
HABITAT
Vegeta nei boschi ombrosi, soprattutto nelle faggete. Piuttosto rara in Italia Settentrionale è più abbondante nel meridione.
DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
In provincia è specie rara, ma presente sporadicamente nelle radure e nei boschi di faggio oltre i mille m di altitudine ( Alta Val Nure, Val Boreca, val Borla).
NOTE
Il nome del genere “Atropa” deriva dal greco “Átropos” nome di una delle 3 Parche che provvedeva a recidere il filo della vita dei mortali, trattandosi di pianta assai velenosa.
L’aggettivo della specie “Belladonna” si riferisce all'uso cosmetico della pianta che veniva impiegata dalle cortigiane di Venezia come collirio, per provocare la dilatazione della pupilla.
E’ una pianta medicinale di grande interesse. Le foglie e le radici contengono numerosi alcaloidi: atropina, ioscina e iosciamina. Se ne ricavano tinture, sciroppi, pomate e supposte usate nelle cure delle brachicardie, degli spasmi intestinali, dell’avvelenamento da funghi ecc. L’atropina è usata in oculistica per le sue proprietà di dilatare la pupilla. Le bacche della belladonna appariscenti e di sapore non sgradevole sono in realtà velenosissime e hanno provocato vittime, soprattutto tra i bambini.
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